Questa signora si è
costruita una carriera accusando l'
Ungheria di essere uno " stato fascista e torturatore " per via di
questa catena e tutti a darle retta. Ma
sapete che queste catene sono usate NORMALMENTE in Italia? .. E in Italia, nella democratica,
antifascista, resistenziale Italia, non si usano neanche quelle
manettine ungheresi delicate, che
sembrano braccialettini da signora, ma manette grosse, pesanti, racchiuse in
una lastra di acciaio che non riesci a tenere le mani alzate, e si chiamano in gergo SCHIAVETTONI, il cui nome ha un senso chiarissimo.
A me la democratica
Italia quelle catene le ha strette ai polsi, grandi il doppio di quelle
ungheresi e senza rivestimento in
plastica - e belle tintinnanti pure..- per portarmi dal carcere all' ospedale di
Padova, per una visita oculistica dato
che stavo perdendo la retina...ho attraversato tutto l' ospedale di Padova
trascinato con questa catena... Dove sono quei pagliacci di garantisti italiani
a senso unico?..
Era la mattina del 16
gennaio, 2023 , quando alla mia cella
presso il Due Palazzi di Padova arrivò un poliziotto per farmi uscire e
portarmi alla visita oculistica da me più volte richiesta presso l’ ospedale .
Due mesi prima, il medico del carcere di Udine, nel redigere la relazione medica
in occasione del mio trasferimento, aveva attestato che avevo un principio
di distacco della retina
. Evidentemente quel botolo grasso di medico che da almeno trent’ anni nessuno identificava più come “ donna” - salvo forse qualche recluso africano della sezione definita
La Giungla , come la chiamavamo noi detenuti bianchi della
terza sezione – aveva avuto un sussulto di coscienza, dal momento che a Udine
mi aveva sempre negato in 4 mesi la
somministrazione delle mie medicine per gli occhi e aveva certificato alla fine l' avvenuto degrado pesante del mio occhio destro. Forse in tutto ciò centrava anche la
malnutrizione presso il carcere -fogna friulano , che mi aveva
fatto perdere 20 kg di peso in un paio di mesi, chissà.. Fatto sta che quella mattina
di un gelido inverno della campagna padovana , venni chiamato per la visita
oculistica. Portato al reparto matricola per la traduzione ( il
trasporto in cellulare fino all’ ospedale e ritorno) , conobbi la scorta
che mi doveva portare : quattro poliziotti capitanati dal caposcorta , un omone
alto e grasso che in divisa assomigliava in modo pazzesco al tenente Garcia,
del telefilm di Zorro, che vedevo da piccolo. Il tenente Garcia
italic style era un meridionale con due occhietti piccoli e cattivi annegati nel grasso della sua faccia da luna
piena vagamente rancida.

Mi prese in consegna infilandomi
i polsi negli schiavettoni e legandoli alla lunga e pesante catena d’ ordinanza
. Dopo di che, per assicurarsi di aver fatto un bel lavoro, si premurò di
effettuare alcuni strattoni alla catena, facendomi barcollare . Praticamente,
come si fa coi cani al guinzaglio. Io ho 67 anni. I miei occhi brillavano di odio. L’ odio per
me in quel periodo fu un tonico potenziato che mi permetteva di andare avanti.
Grazie all’ odio, non mi sentii mai umiliato in queste circostanze : “ molti nemici, molto onore”.
Trascinato al cellulare col guinzaglio
canino ben assicurato, incominciò il mio viaggio all’ ospedale di
Padova. Era gennaio inoltrato e faceva il fetentissimo e insinuante freddo umido tipico della campagna padovana,
dove è affogato il carcere di massima sicurezza dei Due Palazzi. Io
ero vestito solo con una felpa scura. Non chiedetemi se c’ era il riscaldamento
nel cellulare. Sì, c’ era : ma solo nella cabina di guida delle guardie. Potevi crepare congelato tranquillamente.
Come ho detto, ricordo benissimo che era
il giorno 16 gennaio 2023,perchè la radio aveva comunicato che quel giorno era
stato catturato il pericoloso latitante Matteo Messina Denaro. La cosa aveva reso
euforiche le guardie che pensarono bene di esprimere la loro gioia attraverso
un surplus di cattiveria coi detenuti che lo Stato aveva messo, come
cani di paglia per sacrifici pagani agli dèi, nelle loro mani.
Giunto all’ ospedale,
attesi nel cellulare il mio turno per essere visitato. Benchè io e un altro disgraziato
fossimo stati portati in ospedale per ragioni ovvie di malattia, non venimmo
portati in una stanza, anche sorvegliati , in ospedale, ma dovemmo attendere
nel cellulare, al freddo. Passai così un’ oretta al gelo, e nel frattempo ascoltavo i discorsi delle guardie
del posto di guida. Discorsi molto educativi… Il poliziotto più vecchio
istruiva i giovani su come funzionano le traduzioni dei detenuti. Li
informava che se avessero superato un tot di ore fuori dal carcere prima
di riportare i detenuti, avrebbero avuto una diaria maggiorata : ben due
euro in più all’ ora . “ Tanti soldi !” Rispose uno di
loro . Decisero così unanimemente e di comune accordo che avrebbero tirato
alle lunghe prima di riportarmi in carcere. Infatti al rientro
ero solo, perché l' altro detenuto era stato evidentemente ricoverato.
Arrivò il tenente Garcia,
aprì il portellone del cellulare e con uno strattone di catena che mi
fece barcollare, mi fece uscire dal veicolo e subito fui circondato da alcuni
poliziotti. Vi ho detto che quel giorno
erano gasati per l’ arresto del boss e volevano far bella figura
in ospedale. Circondato dagli sbirri , strattonato periodicamente da Garcia
, quando gli sembrava rallentassi, percorsi così tutti i corridoi dell’ ospedale.
Quando passavamo, infermieri e persone varie si ritraevano inorriditi al nostro
passaggio. Ma mica per il trattamento da animale che stavo subendo ! No ! perché
pensavano che le guardie stessero trascinando con la catena chissà quale pericoloso
criminale: magari un serial killer , o un mafioso con le mani grondanti
sangue o chissà cosa.
Arrivati all’ ambulatorio
oculistico, aprì la porta un dottore di mezza età, piuttosto basso, con un camice
bianco di routine e con occhiali dalla montatura nera. Aveva una voce chioccia,
e quasi effeminata. Entrai nell’ ambulatorio, trascinato da Garcia e attorniato
dai suoi sbirri. “ Adesso te la faccio vedere”, pensai tra me.. A quel punto, a
voce alta gli ricordai che il regolamento della Unione Europea stabilisce che il
detenuto in visita medica ha diritto a non rimanere incatenato e ammanettato e
ha diritto all’ allontanamento dei poliziotti per rispetto della privacy. Garcia
si girò furioso dalla mia parte e diede uno strattone alla catena. Mi rise in faccia. Io allora gli dissi che se
non rispettavano il regolamento europeo, compivano il reato di tortura e io di
sicuro li avrei denunciati. “ E qui c’è anche il dottore presente che può testimoniare”.
Aggiunsi. Il dottore, sia pur tremando come una foglia, ebbe un sussulto di
dignità medica e disse con voce stridula : “ Sì, in effetti, dovete lasciarlo che lo
visiti ed allontanarvi, così dice la legge”. Credo che in quel momento a Garcia
stesse per scoppiare la giugulare, tanto era paonazzo… ma dovette cedere : “ liberatelo”,
disse ai suoi sbirri non prima di avermi
dato un ultimo strattone. “ Ma noi entriamo dentro !” – aggiunse. La visita
oculistica, infatti, si svolgeva non nell’ ambulatorio, ma in un attiguo
gabinetto, molto piccolo, non più grande di uno sgabuzzino , senza finestre ,
dove c’ erano i macchinari per l’ esame profondo degli occhi. Non potevano starci
nessuno oltre al medico e al paziente. “ Non potete entrate, è vietato. Io vi
denuncio. Dottore , lo scriva nel suo referto”. Dissi io. Il medico , impaurito
: “ Ma se volete entrare..” Stava per cedere. “ Una visita oculistica farebbe
proprio bene anche a loro, ma se entrano , io li denuncio e segnalo il tutto
anche al primario “. “ Beh, potete restare sulla porta a guardare..” disse il
medico. E alla fine andò così. Io entrai nel gabinetto, da solo e senza manette
e catene, col piccolo medico , mentre Garcia
rimase all’ esterno dell’ uscio del piccolo
gabinetto oculistico. Ero senza occhiali e non potevo distinguere il suo volto ,
ma immagino fosse paonazzo e i suoi occhi lanciassero dardi di odio…. Finita la
visita, nell’ ambulatorio, mi rimisero manette e catena e venni di nuovo trascinato
lungo l’ ospedale con strattoni e tintinnio di catene, quasi in un lugubre
corteo di fantasmi, fra ali di persone inorridite e coi poliziotti fieri, impettiti e a testa
alta nel trascinarmi.. Anche loro avevano arrestato il loro Matteo Messina Denaro...

[ Una sezione del carcere
Due Palazzi di Padova ]
Il viaggio di ritorno al
carcere durò un tempo infinito. Ero stanco e congelato. Eh già… i poliziotti dovevano far passare almeno un' altra ora per avere la diaria aggiuntiva. Due euro all’ ora valeva la mia
salute. In fondo il prezzo era giusto : Il
mio Maestro, Gesù Cristo, venne venduto ai suoi carcerieri per trenta denari..
Non posso lamentarmi del mio valore commerciale.
Forse vi interesserà sapere come è andata la
visita oculistica : Quando l’ oculista del carcere lesse il referto mi disse : “ Deve rifare l’ esame, perché il medico dell' ospedale si è dimenticato di inserire alcuni
dati, e questo referto non vale niente". Il povero dottore padovano ! Spaventato
dalla situazione, intimidito fino al midollo dal tenente Garcia che ci guatava
dall’ uscio del gabinetto oculistico , aveva pasticciato tutto…
Quando mi chiamarono per
rifare la visita il mese dopo mi rifiutai.
Avv. Edoardo Longo
longolegal@libero.it