mercoledì 24 settembre 2025

LE CATENE NON SONO EGUALI PER TUTTI

 


Questa signora si è costruita  una carriera accusando l' Ungheria di essere uno " stato fascista e torturatore " per via di questa catena e tutti a darle retta.  Ma sapete che queste catene sono usate NORMALMENTE in Italia? .. E in Italia, nella democratica, antifascista, resistenziale Italia, non si usano neanche quelle manettine ungheresi delicate,  che sembrano braccialettini da signora, ma manette grosse, pesanti, racchiuse in una lastra di acciaio che non riesci a tenere le mani alzate,  e si chiamano in gergo SCHIAVETTONI, il cui nome ha un senso chiarissimo.  

A me la democratica Italia quelle catene le ha strette ai polsi, grandi il doppio di quelle ungheresi e  senza rivestimento in plastica -  e belle tintinnanti pure..-  per portarmi dal carcere all' ospedale di Padova,  per una visita oculistica dato che stavo perdendo la retina...ho attraversato tutto l' ospedale di Padova trascinato con questa catena... Dove sono quei pagliacci di garantisti italiani a senso unico?..

Era la mattina del 16 gennaio, 2023 ,  quando alla mia cella presso il Due Palazzi di Padova  arrivò un poliziotto per farmi uscire e portarmi alla visita oculistica da me più volte richiesta presso l’ ospedale . Due mesi prima, il medico del carcere di Udine, nel redigere la relazione medica in occasione del mio trasferimento,  aveva attestato che avevo un principio  di distacco della retina . Evidentemente quel botolo grasso di medico che da almeno trent’ anni nessuno identificava più come “ donna” - salvo forse qualche recluso africano della sezione  definita  La Giungla , come la chiamavamo noi detenuti bianchi della terza sezione – aveva avuto un sussulto di coscienza, dal momento che a Udine mi aveva sempre negato in 4 mesi  la somministrazione delle mie medicine per gli occhi e aveva certificato alla fine l' avvenuto  degrado pesante del mio occhio destro. Forse in tutto ciò centrava anche la malnutrizione presso il carcere -fogna friulano , che mi aveva fatto perdere 20 kg di peso in un paio di mesi, chissà.. Fatto sta che quella mattina di un gelido inverno della campagna padovana , venni chiamato per la visita oculistica. Portato al reparto matricola per la traduzione ( il trasporto in cellulare fino all’ ospedale e ritorno) , conobbi la scorta che mi doveva portare : quattro poliziotti  capitanati dal caposcorta , un omone alto e grasso che in divisa assomigliava in modo pazzesco al tenente Garcia, del telefilm di Zorro, che vedevo da piccolo. Il tenente Garcia italic style era un meridionale con due occhietti piccoli e cattivi  annegati nel grasso della sua faccia da luna piena vagamente rancida.




Mi prese in consegna infilandomi i polsi negli schiavettoni e legandoli alla lunga e pesante catena d’ ordinanza . Dopo di che, per assicurarsi di aver fatto un bel lavoro, si premurò di effettuare alcuni strattoni alla catena, facendomi barcollare . Praticamente, come si fa coi cani al guinzaglio. Io ho 67 anni.  I miei occhi brillavano di odio. L’ odio per me in quel periodo fu un tonico potenziato che mi permetteva di andare avanti. Grazie all’ odio, non mi sentii mai umiliato in queste circostanze : “ molti nemici, molto onore”.

Trascinato al cellulare col guinzaglio canino ben assicurato, incominciò il mio viaggio all’ ospedale di Padova. Era gennaio inoltrato e faceva il fetentissimo e insinuante  freddo umido tipico della campagna padovana, dove è affogato il carcere di massima sicurezza dei Due Palazzi. Io ero vestito solo con una felpa scura. Non chiedetemi se c’ era il riscaldamento nel cellulare. Sì, c’ era : ma solo nella cabina di guida delle  guardie. Potevi crepare congelato tranquillamente. Come ho detto, ricordo benissimo  che era il giorno 16 gennaio 2023,perchè la radio aveva comunicato che quel giorno era stato catturato il pericoloso latitante  Matteo Messina Denaro. La cosa aveva reso euforiche le guardie che pensarono bene di esprimere la loro gioia attraverso un surplus di cattiveria coi detenuti che lo Stato aveva messo, come cani di paglia per sacrifici pagani agli dèi, nelle loro mani.

Giunto all’ ospedale, attesi nel cellulare il mio turno per essere visitato. Benchè io e un altro disgraziato fossimo stati portati in ospedale per ragioni ovvie di malattia, non venimmo portati in una stanza, anche sorvegliati , in ospedale, ma dovemmo attendere nel cellulare, al freddo. Passai così un’ oretta al gelo,  e nel frattempo ascoltavo i discorsi delle guardie del posto di guida. Discorsi molto educativi… Il poliziotto più vecchio istruiva i giovani su come funzionano le traduzioni dei detenuti. Li informava che se avessero superato un tot di ore fuori dal carcere prima di riportare i detenuti, avrebbero avuto una diaria maggiorata : ben due euro in più all’ ora . “ Tanti soldi !” Rispose uno di loro . Decisero così unanimemente e di comune accordo che avrebbero tirato alle lunghe prima di riportarmi in carcere. Infatti al rientro ero solo, perché l' altro detenuto era stato evidentemente ricoverato.

Arrivò il tenente Garcia, aprì il portellone del cellulare e con uno strattone di catena che mi fece barcollare, mi fece uscire dal veicolo e subito fui circondato da alcuni poliziotti.  Vi ho detto che quel giorno erano gasati per l’ arresto del boss e volevano far bella figura in ospedale. Circondato dagli sbirri , strattonato periodicamente da Garcia , quando gli sembrava rallentassi, percorsi così tutti i corridoi dell’ ospedale. Quando passavamo, infermieri e persone varie si ritraevano inorriditi al nostro passaggio. Ma mica per il trattamento da animale che stavo subendo ! No ! perché pensavano che le guardie stessero trascinando con la catena chissà quale pericoloso criminale: magari un serial killer , o un mafioso con le mani grondanti sangue o chissà cosa.

Arrivati all’ ambulatorio oculistico, aprì la porta un dottore di mezza età, piuttosto basso, con un camice bianco di routine e con occhiali dalla montatura nera. Aveva una voce chioccia, e quasi effeminata. Entrai nell’ ambulatorio, trascinato da Garcia e attorniato dai suoi sbirri. “ Adesso te la faccio vedere”, pensai tra me.. A quel punto, a voce alta gli ricordai che il regolamento della Unione Europea stabilisce che il detenuto in visita medica ha diritto a non rimanere incatenato e ammanettato e ha diritto all’ allontanamento dei poliziotti per rispetto della privacy. Garcia si girò furioso dalla mia parte e diede uno strattone alla catena.  Mi rise in faccia. Io allora gli dissi che se non rispettavano il regolamento europeo, compivano il reato di tortura e io di sicuro li avrei denunciati. “ E qui c’è anche il dottore presente che può testimoniare”. Aggiunsi. Il dottore, sia pur tremando come una foglia, ebbe un sussulto di dignità medica e disse con voce stridula  : “ Sì, in effetti, dovete lasciarlo che lo visiti ed allontanarvi, così dice la legge”. Credo che in quel momento a Garcia stesse per scoppiare la giugulare, tanto era paonazzo… ma dovette cedere : “ liberatelo”, disse ai suoi sbirri  non prima di avermi dato un ultimo strattone. “ Ma noi entriamo dentro !” – aggiunse. La visita oculistica, infatti, si svolgeva non nell’ ambulatorio, ma in un attiguo gabinetto, molto piccolo, non più grande di uno sgabuzzino , senza finestre , dove c’ erano i macchinari per l’ esame profondo degli occhi. Non potevano starci nessuno oltre al medico e al paziente. “ Non potete entrate, è vietato. Io vi denuncio. Dottore , lo scriva nel suo referto”. Dissi io. Il medico , impaurito : “ Ma  se volete entrare..” Stava per cedere. “ Una visita oculistica farebbe proprio bene anche a loro, ma se entrano , io li denuncio e segnalo il tutto anche al primario “. “ Beh, potete restare sulla porta a guardare..” disse il medico. E alla fine andò così. Io entrai nel gabinetto, da solo e senza manette e catene, col piccolo medico , mentre  Garcia rimase  all’ esterno dell’ uscio del piccolo gabinetto oculistico. Ero senza occhiali e non potevo distinguere il suo volto , ma immagino fosse paonazzo e i suoi occhi lanciassero dardi di odio…. Finita la visita, nell’ ambulatorio, mi rimisero manette e catena e venni di nuovo trascinato lungo l’ ospedale con strattoni e tintinnio di catene, quasi in un lugubre corteo di fantasmi, fra ali di persone inorridite e coi poliziotti fieri, impettiti  e a testa alta nel trascinarmi.. Anche loro avevano arrestato il loro Matteo Messina Denaro...



[ Una sezione del carcere 
Due Palazzi di Padova ]

Il viaggio di ritorno al carcere durò un tempo infinito.  Ero stanco e congelato.  Eh già… i poliziotti dovevano far passare almeno un' altra ora per avere la diaria aggiuntiva. Due euro all’ ora valeva la mia salute.  In fondo il prezzo era giusto : Il mio Maestro, Gesù Cristo, venne venduto ai suoi carcerieri per trenta denari.. Non posso lamentarmi del mio  valore commerciale. 

 Forse vi interesserà sapere come è andata la visita oculistica : Quando l’ oculista del carcere lesse il referto mi disse : “ Deve rifare l’ esame, perché il medico dell' ospedale si è dimenticato di inserire alcuni dati, e questo referto non vale niente". Il povero dottore padovano ! Spaventato dalla situazione, intimidito fino al midollo dal tenente Garcia che ci guatava dall’ uscio del gabinetto oculistico , aveva pasticciato tutto…

Quando mi chiamarono per rifare la visita il mese dopo  mi rifiutai.

Avv. Edoardo Longo

longolegal@libero.it

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